Questo Settembre il Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo di Trento ha approvato la riforma della tassazione. Il 7 ottobre la giunta provinciale ha approvato la delibera con gli indirizzi generali all’Opera universitaria per la programmazione degli interventi sul diritto allo studio.
Ci sembrano due novità non di poco conto, che meritano di essere analizzate in modo congiunto.
Una riforma della tassazione che tocca tutti e conviene a pochi.
La riforma della tassazione ruota attorno al passaggio dall’Icef al nuovo Isee introdotto dal governo Renzi: un passaggio già verificatosi a livello nazionale e che ora toccherà anche la Provincia Autonoma di Trento. Comprendere l’entità di tale mutamento è fondamentale, per questo ne parleremo più avanti in modo più approfondito.
A Trento, una volta abolita la suddivisione in fasce, l’adozione del nuovo Isee dovrebbe, secondo gli autori della riforma, tradursi in una maggiore proporzionalità. Sebbene tale soluzione venga pubblicizzata come maggiormente egualitaria, alcuni elementi sembrano raccontare una storia diversa. Ad esempio, per coloro che attualmente appartengono alla fascia 13 della tassazione è stato previsto un tetto massimo. Tale fascia, la più numerosa (si parla del 40% degli iscritti) nonché l’ultima, finora ha raccolto al suo interno studenti con redditi estremamente diversi.
Peccato che, a fianco della creazione di una no-tax area per i redditi più bassi, sia stata posta una clausola che prevede un tetto di salvaguardia per coloro che dichiarano i redditi più alti, i quali non avranno un aumento di tasse superiore al 20%. In poche parole, chi dovrebbe pagare di più in proporzione, qualcosa in più lo pagherà certamente… ma fino a un certo punto e SENZA ESAGERARE!
Un indicatore più equo?
Ma il passaggio all’Isee comporterà anche ben altre ricadute.
A differenza dell’Icef che si basa sul reddito netto, cioè il guadagno effettivo di un nucleo famigliare, l’Isee dà maggiore peso al patrimonio: quindi auto, beni immobili e conti correnti. Il nuovo Isee, in particolare, gonfierebbe i redditi di chi in realtà ricco non è ma magari ha familiari con auto intestate o case di proprietà. La stessa borsa di studio dell’anno precedente verrebbe considerata un reddito effettivo, andando ad aumentare l’entità del proprio Isee. Si tratta di una truffa bella e buona, che ha già mostrato i suoi effetti nel resto d’Italia, dove si è passati dal vecchio Isee al nuovo Isee, dunque da un indicatore non proprio equo ad uno che lo è ancora meno, e con un notevole impatto: a Pisa ad esempio si è parlato di perdita di borsa di studio e di posto alloggio per il 25% degli studenti.
In Trentino, lo ricordiamo, si passerà direttamente al nuovo Isee, quindi ci si può aspettare che le conseguenze siano più pesanti: infatti il cambiamento da Icef (un indicatore composto in maniera tutto sommato equa) a nuovo Isee ci pone in una posizione sfavorevole, facendoci scivolare bruscamente verso una situazione addirittura peggiore rispetto a quanto già osservato nel resto d’Italia.
Secondo le stime dei sindacati studenteschi e riportate dai giornali, Il 40% di coloro che attualmente avrebbero diritto alle borse di studio ne sarebbero esclusi. Inoltre l’importo delle borse per gli studenti fuorisede diminuisce, mentre aumenta l’importo per gli studenti insede. Questo penalizzerebbe i primi che, osservando le graduatorie dell’anno 2015-2016, corrispondono al 54% dei beneficiari, e sono coloro che maggiormente necessitano di un contributo, dovendo vivere e pagare l’affitto in una delle città più care di Italia. È emblematica da questo punto di vista la dichiarazione dell’assessora all’Università e Ricerca Ferrari che, durante un confronto con la Rete degli Studenti Universitari del Trentino, messa di fronte all’eventualità che molte persone non potranno permettersi di venire a studiare a Trento ha laconicamente risposto che “studieranno da un’altra parte”. Questa è la posizione di una delle principali responsabili del peggioramento in atto: vogliamo accettarla passivamente?
I fondi ci sono… ma come vengono utilizzati?
Da quando l’Ateneo di Trento è sotto il controllo provinciale e non più statale, di fatto Provincia e Ateneo sono la stessa cosa. Per la classe dirigente trentina avere la gestione diretta dell’Università è stata anche un’occasione per compiere autentiche speculazioni, su tutte la realizzazione della nuova biblioteca universitaria alle Albere. Un’opera faraonica che, attraverso una abile lavoro di squadra, ha consentito lo spostamento di fondi pubblici su un progetto immobiliare, quello delle Albere, che altrimenti sembrava non vedere grossi acquirenti.
La realizzazione della biblioteca è in mano alla Provincia (attraverso la società Patrimonio del Trentino) e ha favorito la finanziaria della Curia, comproprietaria delle Albere, di cui era azionista l’ex-rettrice De Pretis (cioè colei che ha premuto perché la nuova biblioteca universitaria non venisse realizzata a San Severino ma presso la zona morta delle Albere).
La spesa complessiva per la Biblioteca di Renzo Piano si aggira sui 43 milioni di euro (10 milioni per la riconversione dell’originale auditorium in biblioteca) ed è a carico della Provincia… ma abbiamo capito ormai che Provincia e Ateneo sono vasi comunicanti.
Se poi andiamo a guardare altre opere (e speculazioni) volute dalla Provincia, come il Tav del Brennero, notiamo che per il solo finanziamento del tunnel ferroviario di base del Brennero e della linea di accesso Sud la Provincia di Trento (che non è la sola finanziatrice dell’opera) ha finora speso, stanziato o perduto incassi per circa 57 milioni di Euro. Fra le altre cose l’Alta Velocità ha avuto tra i suoi tanti fautori e registi anche l’attuale presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo, Innocenzo Cipolletta, fino al 2010 presidente delle Ferrovie dello Stato (e che nel 2014 dichiarava un reddito di 734.000 euro).
I fondi, insomma, non mancano di certo. Piuttosto la questione è come vengano utilizzati e a favore di chi.
…e quindi?
Restare immobili davanti alla realtà attuale significherebbe accettare passivamente un cambiamento peggiorativo per noi e per i futuri studenti di questo Ateneo. Ci troviamo in un contesto, quello della Provincia Autonoma, relativamente ristretto e circoscritto rispetto alla realtà nazionale, dove diversi poteri sono nelle mani della politica locale ed individuare i diretti responsabili di provvedimenti come quello della nuova tassazione e del nuovo diritto allo studio non richiede grande sforzo.
Ce li abbiamo quasi a portata di mano… e allora andiamoli a cercare.
Dato che la situazione è in divenire, terremo sul blog una sezione in aggiornamento sulle notizie che usciranno da qui in avanti. A breve pubblicheremo anche data e indizione di un assemblea con alcuni studenti di altri atenei che hanno lottato contro il nuovo Isee.